Che cos’è?
Il tirocinio in azienda è un’esperienza formativa svolta in un contesto lavorativo con l’obiettivo di acquisire competenze pratiche e orientarsi professionalmente. Pur avvicinandosi alle dinamiche del lavoro, non costituisce un vero e proprio rapporto di lavoro, ma rappresenta un’opportunità utile soprattutto per i giovani che si affacciano al mondo professionale. È possibile svolgere un tirocinio in qualsiasi attività lavorativa, che sia un’azienda, una cooperativa o un ente, sia in Italia sia all’estero
Tipologie di tirocini
Esistono diverse tipologie di tirocini, che variano in base alle modalità di attivazione, ai profili dei tirocinanti e alle loro esigenze.
1.Tirocini curriculari ed extracurriculari
La prima distinzione di cui parleremo è quella tra tirocini curriculari ed extracurriculari.
Il tirocinio curriculare è un’esperienza formativa e professionale che si svolge durante il percorso di studi, ed è parte integrante del piano didattico previsto da scuole, università o enti di formazione accreditati. È rivolto agli studenti regolarmente iscritti a un corso di studi, come quelli universitari, di percorsi ITS o delle scuole secondarie di secondo grado, e ha l’obiettivo di arricchire la formazione teorica con un’esperienza pratica in azienda. In alcuni casi è obbligatorio per ottenere il titolo di studio e permette di acquisire crediti formativi. La sua organizzazione è disciplinata dai regolamenti interni degli istituti o degli atenei. In genere non è prevista un’indennità economica, poiché l’obiettivo principale è l’apprendimento e non l’inserimento lavorativo immediato.
Il tirocinio extracurriculare è un’esperienza formativa svolta al di fuori di un percorso scolastico o universitario. È rivolto a chi ha già terminato gli studi e si trova in una fase di transizione tra la formazione e il mondo del lavoro. L’obiettivo principale è favorire l’orientamento professionale e facilitare l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro.
A differenza del tirocinio curriculare, non è collegato a un piano di studi e non ha limiti di età. È regolamentato a livello regionale, ma esistono linee guida nazionali che stabiliscono alcuni standard minimi comuni, come la definizione degli elementi essenziali del tirocinio e le modalità di svolgimento. Il tirocinio extracurriculare prevede l’obbligo di un’indennità economica minima, mai inferiore ai 300 euro lordi mensili, che può aumentare a discrezione dell’azienda.
Il tirocinio extracurriculare prevede l’obbligo di un’indennità economica minima stabilita dalle normative regionali e che può essere integrata dall’azienda in ottemperanza alle linee guida di ogni singola regione.
Tirocinio transnazionale
Il tirocinio transnazionale è un’esperienza formativa e professionale che si svolge al di fuori del territorio nazionale, tipicamente in un Paese dell’Unione Europea (ma anche extra-UE), con l’obiettivo di migliorare le competenze professionali del partecipante, ma allo stesso tempo potenziare le soft skills, come l’adattabilità e la comunicazione interculturale e facilitare l’inserimento nel mercato del lavoro in un contesto internazionale.
Il tirocinio transnazionale può essere sia curriculare (come parte di un percorso di studi) o extracurriculare; è promosso da enti pubblici, privati, università o da programmi europei (Erasmus+)
Tirocinio stagionale
Il tirocinio stagionale è un’opportunità formativa pensata per i periodi dell’anno in cui alcune attività economiche registrano un picco di lavoro, come ad esempio l’estate o le stagioni turistiche. Questo tipo di esperienza è molto diffusa nei settori della ristorazione, del turismo, dell’agricoltura o del commercio, e rappresenta per molti giovani un primo contatto con il mondo del lavoro.
La durata del tirocinio stagionale è solitamente breve, di uno o pochi mesi, e può essere attivato sia come tirocinio extracurriculare – se svolto al di fuori del percorso scolastico – sia, in alcuni casi, come curriculare, se promosso da scuole o università.
In sostanza, si tratta di un’esperienza utile per chi vuole fare pratica in un contesto lavorativo reale, anche per un periodo limitato, spesso durante le vacanze scolastiche o universitarie.
Tirocinio professionale o praticantato
Tra le varie forme di tirocinio, un ruolo particolare è ricoperto dai tirocini professionali, chiamati anche praticantati. Si tratta di esperienze obbligatorie previste per legge da alcune professioni regolamentate – come avvocati, commercialisti, giornalisti, architetti, notai o farmacisti – e rappresentano un passaggio fondamentale per poter sostenere l’esame di abilitazione e accedere all’esercizio della professione.
A differenza dei tirocini curriculari o extracurriculari, i praticantati sono regolati direttamente dai rispettivi ordini o collegi professionali. Ogni ordine stabilisce durata, modalità di svolgimento, requisiti del tutor (di solito un professionista iscritto all’albo da un certo numero di anni), eventuali compensi e obblighi formativi aggiuntivi.
Questi tirocini si svolgono solitamente dopo il conseguimento del titolo di studio necessario all’accesso alla professione (come una laurea magistrale) e possono durare da sei mesi a due anni, a seconda della normativa di riferimento.
In sostanza, il tirocinio professionale è un percorso di specializzazione pratica, che permette ai futuri professionisti di acquisire competenze sul campo e prepararsi all’ingresso ufficiale nella loro attività.
Tirocinio per soggetti svantaggiati
Il tirocinio per soggetti svantaggiati è pensato per offrire un’opportunità concreta di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro a chi si trova in una condizione di particolare difficoltà. Questa tipologia di tirocinio è rivolta, ad esempio, a persone con disabilità, soggetti in condizione di fragilità sociale, beneficiari di protezione internazionale, o a chi è disoccupato da lungo tempo.
A differenza di altri percorsi, questi tirocini si inseriscono in un’ottica di inclusione sociale e vengono spesso promossi da servizi sociali, enti pubblici, cooperative o associazioni, in collaborazione con le aziende. Anche in questo caso non si tratta di un rapporto di lavoro vero e proprio, ma di un periodo formativo in azienda che può durare anche fino a 12 mesi (o 24 mesi per le persone con disabilità).
Come per i tirocini extracurriculari, è previsto il riconoscimento di una indennità minima obbligatoria, stabilita dalle normative regionali. Inoltre, sono spesso previsti accompagnamenti personalizzati, tutoraggio costante e interventi di supporto per facilitare il percorso del tirocinante.
In sintesi, il tirocinio per soggetti svantaggiati è uno strumento importante per favorire l’autonomia e l’occupabilità di chi, altrimenti, potrebbe trovare maggiori ostacoli nel proprio percorso professionale.
Come funziona un tirocinio
1. Come attivare un tirocinio?
L’attivazione di un tirocinio prevede la presenza di tre soggetti principali: il tirocinante, l’ente promotore e il soggetto ospitante (come un’azienda, una cooperativa o un ente pubblico).
Se il tirocinio è curriculare, l’ente promotore sarà l’istituto scolastico o l’università del tirocinante. Se invece è extracurriculare, l’ente promotore sarà un ente accreditato, come ad esempio il centro per l’impiego.
Sia l’ente promotore che il soggetto ospitante devono nominare un tutor. I due tutor, insieme al tirocinante, collaborano alla redazione del piano formativo, un documento che descrive obiettivi, attività e modalità di svolgimento del tirocinio.
Il tutor aziendale, nominato dal soggetto ospitante, svolge un ruolo fondamentale di supporto e accompagnamento. È responsabile dell’accoglienza del tirocinante, del suo inserimento in azienda, della supervisione delle attività e del monitoraggio del percorso. Le sue principali funzioni includono:
accoglienza e affiancamento, supporto all’integrazione nel contesto lavorativo, insegnamento e sostegno all’apprendimento, pianificazione e monitoraggio delle attività.
Il tutor dell’ente promotore, invece, si occupa del coordinamento generale del tirocinio, ne monitora l’andamento e raccoglie informazioni sull’esperienza svolta dal tirocinante.
2. Quanto dura?
La durata di un tirocinio generalmente compresa tra un minimo di 2 mesi (1 mese in caso di tirocinio stagionale) e un massimo di 6 mesi.
Il limite sale a 12 mesi per il tirocinio di inserimento o reinserimento, mentre può arrivare fino a 24 mesi quando si tratta di una persona con disabilità.
3. Quanto viene pagato un tirocinante?
Non trattandosi di un vero rapporto di lavoro, il tirocinio non prevede uno stipendio. In alcuni casi è però prevista un’indennità.
Nei tirocini curriculari non c’è nessun obbligo di indennità; tuttavia, il tirocinante può ricevere un rimborso spese a discrezione dell’azienda ospitante. In alcuni casi i regolamenti degli enti promotori possono prevedere un contributo economico minimo, sebbene non esista alcun obbligo a livello nazionale.
Per i tirocini extracurriculari, al contrario, l’indennità è obbligatoria per legge. È previsto dalla legge un compenso economico minimo (indennità di partecipazione) che varia da regione in regione in base alla normativa vigente in quanto questo aspetto è regolamentato da normative regionali.
4. Quali sono i diritti del tirocinante?
Poiché il tirocinio in azienda non è un vero e proprio contratto di lavoro, allo stagista non spettano gli stessi diritti di un lavoratore dipendente. Tuttavia, si tratta comunque di un’esperienza regolata da norme precise, che garantiscono flessibilità e alcune tutele importanti.
Ad esempio, durante il tirocinio non vengono versati contributi pensionistici e non maturano ferie o permessi retribuiti. Nella pratica, però, molte aziende scelgono comunque di concedere giorni di assenza o flessibilità oraria al tirocinante, soprattutto nei percorsi più lunghi.
Se il tirocinante si ammala o entra in maternità è possibile sospendere il tirocinio. In questi casi, il periodo interrotto può essere recuperato in seguito, secondo le regole stabilite dalla Regione o dall’ente promotore. Inoltre, il tirocinio può essere interrotto in qualsiasi momento, sia dal tirocinante che dall’azienda, anche senza una motivazione formale.
Infine, anche se non si tratta di lavoro dipendente, il tirocinante è coperto da assicurazione: l’ente promotore (es. scuola, università, centro per l’impiego) deve garantire una polizza INAIL contro gli infortuni sul lavoro e una polizza per responsabilità civile.
5. DID online: cos’è e a che cosa serve?
Per attivare con successo un tirocinio c’è bisogno della DID online: si tratta della Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro ed è un documento necessario per dichiarare la propria disoccupazione e disponibilità all’inizio di un’attività lavorativa.
La DID certifica lo stato di disoccupazione del richiedente, dunque è obbligatoria presentarla per attivare il tirocinio e richiedere l’indennità.
Chi percepisce la Naspi non è tenuto a richiedere la DID, in quanto la richiesta della stessa Naspi all’Inps costituisce già una dichiarazione di disponibilità immediata al lavoro.